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Mi faccio un terrazzo

Terrazzo, giardino. O almeno una veranda. Con l’avvento della pandemia, i desiderata degli italiani hanno segnato dei forti cambiamenti rispetto al passato. Case più grandi, spazi all’aperto e zone dedicate al lavoro da casa hanno preso il sopravvento rispetto al desiderio di vivere nei centri città, a due passi dall’ufficio o dalla movida. Ed ecco allora che il terrazzo ha ripreso appeal raggiungendo la vetta dei desideri al momento della ricerca di una nuova abitazione da acquistare o da affittare. «I periodi trascorsi in lockdown hanno profondamente modificato le abitudini di tutti noi. E questo si è traslato anche sul nostro modo di concepire e di vivere le case», ha spiegato Roberto Perego, Consigliere Delegato di Fondocasa. «Una fetta considerevole della nostra clientela ha deciso di impostare una nuova vita andando alla ricerca di una casa con terrazzo o giardino. E per chi predilige vivere comunque nei centri città, sono in molti a cercare una seconda casa a una distanza contenuta dalla abitazione principale dove poter trascorrere i fine settimana o i periodi in smart working». Ma quando costa oggi una casa con terrazzo rispetto a una di tipo tradizionale? Secondo gli esperti di Fondocasa, è difficile dare una risposta unica.

Il valore aggiunto del terrazzo dipende infatti dal contesto in cui si inserisce l’abitazione. Nei centri storici di Milano e Torino, per esempio, dove le case con terrazzo rappresentano una vera rarità, la presenza di uno spazio all’aperto può garantire un apprezzamento dell’immobile anche del 50% data l’unicità dell’asset. Mentre nelle zone semicentrali o periferiche, l’aggiunta di un terrazzo conferisce all’appartamento di norma un valore superiore del 10-15% rispetto a uno che non ce l’ha. Un discorso che vale anche per Roma con percentuali leggermente inferiori. La maggiore disponibilità di case con terrazze o giardino nella Capitale, derivante da una condizione climatica storicamente più favorevole rispetto alle città del nord Italia, si traduce in un incremento massimo di valore del 35-40% nel centro storico, per scendere ad appena il +5-8% nelle zone periferiche della città. «Si pensava che la diffusione dello smart working come condizione di lavoro diffusa nel post pandemia giocasse a favore di quello che è stato chiamato southworking, ovvero la tendenza delle persone a lasciare le grandi città per ritrasferirsi nelle proprie regioni di origine, continuando a lavorare da remoto», ha continuato Roberto Perego. «Questa situazione, tuttavia, fino a ora non è avvenuta. Gli spazi a uso ufficio hanno iniziato a contrarsi e a cambiare pelle ma nella maggioranza dei casi le persone hanno continuato a vivere nei pressi della sede di lavoro.

Questo ha determinato un’impennata della domanda di case più grandi in città dove trascorrere una parte considerevole delle giornate lavorative e non. Domanda accompagnata dalla ricerca di un terrazzo inteso come spazio all’aperto di condivisione, lavoro o studio o dove passare semplicemente del tempo in pieno relax all’aria aperta».